Due anni fa la candidatura, oggi lo straordinario riconoscimento è giunto al Lunario Barbanera e alla Collezione degli Almanacchi Barbanera della Fondazione Barbanera 1762 aprendo un nuovo, entusiasmante capitolo nella lunga storia del celebre Almanacco.

Alla fine il tempo ha dato ragione a Gabriele d’Annunzio. Il Fiore dei tempi e la Saggezza delle Nazioni – così lui definì il suo amato Barbanera – ha conquistato il plauso del mondo. E la cosa sorprendente è che il riconoscimento punta proprio, come fece il Vate, sull’essere quel Lunario esempio per eccellenza di tutta una tradizione lunaristica diffusa, saggia e pratica, che ha accompagnato la vita quotidiana di generazioni e generazioni, in forme, luoghi e lingue diverse. Insomma, il Barbanera li rappresenta un po’ tutti, sintesi universale di un genere letterario che ha avuto il merito di divulgare e preservare dall’amnesia collettiva valori, saperi, pratiche e conoscenze, tra l’altro ancora oggi in profonda sintonia con la contemporaneità.

Così, mente la nuova edizione dell’Almanacco 2016 era sul punto di andare in stampa, sono giunte bellissime e importanti, le parole con cui l’Unesco ha sancito l’ingresso della Collezione di Almanacchi Barbanera 1762-1962 nel “Memory of the World Register”, ovvero nel “Registro della Memoria del Mondo” che accoglie in un ideale biblioteca planetaria documenti, biblioteche, collezioni, archivi, tradizioni orali da tutelare per l’importanza avuta nel cammino delle civiltà. Così si legge:

La Collezione di Almanacchi Lunari Barbanera, costituita da 356 esemplari datati dal 1762 al 1962 è la più completa al mondo. Il suo valore è universale e deriva dal suo essere simbolo di un genere letterario che ha contribuito a creare la cultura di massa e l’identità di intere nazioni fino all’avvento delle più moderne forme di comunicazione di massa.”

Non esistono riconoscimenti più prestigiosi a cui la Fondazione Barbanera 1762 e l’Editoriale Campi – che ha accolto un secolo fa questa eredità – potessero aspirare. “Siamo ancora increduli ed emozionati – commenta Feliciano Campi editore e proprietario della collezione degli Almanacchi della Fondazione Barbanera 1762 -. Ma non perché non ci avessimo creduto. Anzi. Ma aspirare ad entrare nel “Memory of the World Register” è stato puntare davvero molto in alto. Ci sono infatti giganti della storia come l’alfabeto fenicio, la Nona Sinfonia di Beethoven, i film dei fratelli Lumiere, il Diario di Anna Frank… Ce l’abbiamo fatta e questo lo dobbiamo a chi ha creduto prima di noi in questa tradizione lunga quasi due secoli e mezzo e all’Unesco, in particolare al Club Unesco Foligno e Valle del Clitunno senza il quale questo entusiasmante percorso non sarebbe mai iniziato”.

L’ALMANACCO BARBANERA NELLA

MEMORY OF THE WORLD DELL’UNESCO

Lo storico Almanacco conquista il mondo entrando nel Patrimonio documentario dell’Umanità. Grande soddisfazione per un risconoscimento che elegge Barbanera a simbolo del genere almanacco e della cultura popolare di ogni epoca e nazione. Solo cinque le altre realtà italiane accolte nel prestigioso elenco dell’Unesco dal 1992 ad oggi.

Dalla memoria collettiva al Memory of the World Register! Un passo straordinario, un obiettivo eccezionale per il celebre Almanacco Barbanera dichiarato dall’UNESCO “Memoria del Mondo”. Il che vuol dire che come l’alfabeto fenicio, la Sinfonia n° 9 di Beethoven, i film dei Fratelli Lumiere e il Diario di Anna Frank – solo per fare qualche luminoso nome –  è stato accolto nell’elenco che tutela, perché beni universali, documenti, biblioteche, archivi, tradizioni orali dichiarati patrimonio documentario dell’umanità, pietre miliari nel progresso delle nazioni e delle civiltà.

La bella notizia è giunta alla Fondazione Barbanera 1762 e all’Editoriale Campi – a cui da più di un secolo l’edizione lega le sue sorti – proprio mentre l’Almanacco 2016 stava per andare in stampa. Un traguardo che ha quindi reso davvero speciale il 254esimo anno di questa lunga tradizione e che ha conquistato il plauso del mondo alla Fondazione Barbanera, ma anche alla città, Foligno, dove l’Almanacco venne dato per la prima volta alle stampe nel 1762, alla regione Umbria e al paese Italia che il Barbanera ha avuto l’onore, insieme ad altri, di rappresentare.

Giunto da Abu Dabhi dove l’International Advisory Committee dell’UNESCO si è riunita nei primi giorni di ottobre 2015, il riconoscimento era in attesa dal 2014, anno in cui la Collezione di Almanacchi Barbanera degli anni 1762-1962 – dichiarata appunto con i suoi 356 esemplari come la più completa al mondo – di proprietà dell’editore Feliciano Campi e gestita dalla Fondazione, entrò nelle “nomination” della Tentative List. Un risultato importantissimo che ha fatto subito ben sperare quanti coinvolti nella “cordata” a sostegno di questo “pezzo” di tradizione italiana. E ora Barbanera è tra i sei italiani ad essere parte dal 1992 del prestigioso elenco del Memory of the World Register, almanacco per eccellenza, scelto a rappresentare tutti gli almanacchi del mondo. Il perché ce lo dice UNESCO e ognuno potrà leggerlo collegandosi al sito www.unesco.org alla pagina Memory of the World, dove trovare anche il Codex Purpureus Rossanensis, superbo manoscritto del VI secolo, evangelario con testi di Matteo e Marco, entrato quest’anno insieme alla Collezione Barbanera.

LA MOTIVAZIONE UNESCO

La Collezione di Almanacchi Lunari Barbanera, costituita da 356 esemplari datati dal 1762 al 1962 è la più completa al mondo. Il suo valore è universale e deriva dal suo essere simbolo di un genere letterario che ha contributo a creare la cultura di massa e l’identità di intere nazioni fino all’avvento delle più moderne forme di comunicazione di massa.”

Parole accolte con entusiasmo nella sede della Fondazione Barbanera 1762 a Spello dove da oltre venti anni è in atto una significativa opera non solo di attualizzazione della tradizione, ma anche di ricerca e valorizzazione di tutto un patrimonio intellettuale e materiale che si lega proprio al mondo dei lunari e degli almanacchi e in particolare al Barbanera quale espressione di una memoria e di un fare collettivo che ha percorso la storia di questo nostro Paese in epoche e luoghi diversi. Così dopo i dizionari dove sempre ha un suo posto il lemma Barbanera, dopo i tanti poeti, scrittori, saggisti che l’hanno accolto nelle proprie opere, dopo il francobollo che ne ha celebrato i 250 anni e le innumerevoli famiglie di cui è da 254 anni parte, Barbanera è nel patrimonio dell’umanità, “documento” esemplare, rappresentativo di tutta la letteratura d’almanacco del mondo, capace di segnare il cammino delle civiltà, quindi tradizione da tutelare, valorizzare, rendere fruibile.

Insomma, Barbanera almanacco degli almanacchi nelle cui pagine, mutatis mutandis, scorrono oltre alla contemporaneità e ai saperi del cielo e della terra, dell’Italia di ieri e di oggi, le storie e il saper fare di altri popoli, lo spirito e il vivere quotidiano di altre nazioni. Barbanera simbolo di un genere letterario in un’ideale unità con il Farmer’s Almanach d’Oltreoceano, con il francese Almanach Hachette, il tedesco Münchener Kalender o l’Alter Bauernkalender dall’Austria, solo per citarne alcuni. Tra l’altro tutti parte dei 9.000 almanacchi e lunari storici che la Fondazione ha raccolto, catalogato e messo a disposizione online nel suo sito www.bibliotecabarbanera.it

DALLA FONDAZIONE BARBANERA 1762

Non esistono riconoscimenti più prestigiosi a cui la Fondazione Barbanera 1762 e l’Editoriale Campi possano aspirare.

“Siamo ancora increduli ed emozionati – commenta Feliciano Campi editore e proprietario della collezione degli Almanacchi della Fondazione Barbanera 1762 -. Ma non perché non ci avessimo creduto. Anzi. Ma aspirare ad entrare nel “Memory of the World Register” è stato puntare davvero molto in alto. Ce l’abbiamo fatta e questo lo dobbiamo a chi ha creduto prima di noi in questa tradizione che ha superato i due secoli e mezzo, a tutti coloro che ci hanno sostenuto in questo cammino e in particolare al Club UNESCO Valle Umbra e del Clitunno senza il quale questo bellissimo cammino non sarebbe mai iniziato. Poi i Sindaci del nostro territorio che hanno sostenuto la candidatura insieme a molti intellettuali. Abbiamo unito le nostre forze per centrare un obiettivo che appartiene all’Italia, a Foligno come luogo d’origine e all’Umbria intera.”

IL COMMENTO

Il prof. Tullio Seppilli, antropologo di chiara fama, è stato tra i primi ad occuparsi di almanacchi dedicando i suoi studi già negli anni Settanta anche ai folignati Barbanera.

“È un riconoscimento importante che premia il lavoro della Fondazione Barbanera 1762 e che condivido appieno. La Memory mette un punto fermo non solo nel ruolo svolto dagli almanacchi nella diffusione dei saperi, ma anche nel riconoscerne la funzione di elementi fondanti della società a cui mettevano a disposizione regole, previsioni sull’andamento delle stagioni, delle piogge, suggerivano pratiche, proverbi, modi di pensare. Quelle pagine erano tra l’altro uno dei pochi tramiti che funzionava nella comunicazione fra classi sociali: la colta che li produceva e il mondo contadino per lo più analfabeta. Venendo invece ad oggi, il successo che ancora accompagna questo storico Almanacco si deve al radicamento in un mondo tradizionale a fronte di una dimensione contemporanea che galleggia nell’eterno presente, instabile e molto insicura. La tradizione dà certezza, il passato rassicura, che non vuol dire tornare indietro, ma la necessità di radici.”

ORIGINI DI UNA COLLEZIONE

Sono 1390 gli Almanacchi del Fondo Barbanera che la Biblioteca della Fondazione mette a disposizione a chi voglia consultarli, nella sua sede a Spello, oppure online: è tutto lì, dalla primissima preziosa edizione in folio del 1762, all’ultima del 2016. Ma non di solo Barbanera vive la Fondazione. Oltre 9.000 sono gli almanacchi, i lunari le strenne, dal XVI secolo ad oggi, di varie parti del mondo, che costituiscono un Fondo davvero unico. Che è frutto di un lavoro ininterrotto di ricerca e raccolta, oggi sempre più intenso, scaturito da un piccolo nucleo di almanacchi Barbanera che l’editore Feliciano Campi mise insieme intrecciando passione personale, attività imprenditoriale, genius loci di una terra – e di una famiglia – profondamente legata all’arte della stampa. Negli anni quel primo nucleo è cresciuto, sono entrati pezzi unici, rari, in una ricerca che  ha passato e passa al setaccio librerie antiquarie e specializzate, ma anche recuperando dagli archivi di precedenti stampatori folignati tutti quei materiali che ai “facitori” di almanacchi si legavano: bozzetti, testi, immagini, bozze, bossi di stampa. Tutto nell’obiettivo di un progetto che non ha eguali. Realizzare, partendo da Barbanera, un centro di documentazione dedicato al genere lunario, far confluire su quella raccolta il pensiero e la ricerca di esperti e intellettuali. Fino alla Fondazione Barbanera 1762, che una ventina di anni fa a quell’idea ha dato concretezza.

ALLA FINE…

Il tempo ha dato ragione a Gabriele d’Annunzio. Che forse mai avrebbe immaginato il suo “Fiore dei Tempi e Saggezza delle Nazioni” – così definì l’amato Barbanera – protagonista di un evento tanto eccezionale. O divenire rara Collezione accolta con cura e tutti gli accorgimenti del caso dalla Fondazione Barbanera 1762, protetta tra carte non acide, rilevatori di temperatura, al riparo dalla luce, da insetti e muffe. digitalizzata per sottrarla nella loro tenace fragilità, all’usura del tempo. La si può consultare all’indirizzo www.bibliotecabarbanera.it.

Insomma, chi l’avrebbe mai detto che quel piccolo libriccino, vademecum di un’Italia agricola celasse fra le sue pagine tutto questo prezioso patrimonio. Che avesse così profondamente, addirittura prima di Manzoni, unito l’Italia con il suo italiano pulito e semplice. o che si fosse reso protagonista di una diffusione di conoscenze poi sfociato nella nascita delle facoltá d’agraria. O che fosse un anticipatore dei massmedia nella diffusione dei saperi di massa. Piccole meraviglie del quotidiano si direbbe, non sfuggite certo alla Fondazione Barbanera 1762 che ci lavora ogni giorno e all’UNESCO che ne ha decretato l’universalità.

… Non era altro che il famoso «Lunario» di Foligno intitolato al Barbanera, ed era venduto per le strade, come ora si vendono i giornali, da speciali venditori che col Barbanera, coi «Lunari a foglio» e i «Lunari a libretto» vendevano anche grappoli di funghi secchi infilati in uno spago.

Giuseppe De Rossi, Farfalle sotto l’arco di Tito, 1941

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