Climatologo e meteorologo, presidente della Società Meteorologica Italiana, promuove stili di vita che guardano alla salute della Terra. Scrive libri, dirige la rivista “Nimbus” ed è noto per la sua partecipazione alla trasmissione “Che tempo che fa”.
Bisogna capire per poter agire. C’è chi sostiene che il surriscaldamento sia un fatto ciclico, chi invece dà la colpa alle cattive abitudini. Chi ha ragione?
Basta definire il “chi”! Tutti hanno diritto di esprimersi, ma i climatologi hanno maggior titolo di qualunque altro, sia egli politico, scienziato di altre discipline, giornalista o cittadino al bar. Dal 1988, per dirimere la questione e disporre di dati rigorosi, le Nazioni Unite hanno costituito l’IPCC, il Comitato Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici e i suoi rapporti sono la fonte più autorevole a cui rifarsi: il riscaldamento globale è inequivocabile e la sua causa è di origine umana.
Al di là delle estati piovose seguite da estati torride, delle calamità che le variazioni climatiche ci fanno sempre più “sperimentare”, qualcosa sta cambiando anche nelle coltivazioni…
Tutte le stagioni si stanno riscaldando, anche in Italia, dove dal 1800 a oggi la temperatura media è aumentata di 1,5 gradi. Questo si riflette sull’agricoltura, con diffusione di parassiti, siccità estiva, cambiamento di aree vocate. Il continuo aumento della temperatura costringerà a nuove scelte varietali. Basta una sequenza di estati come quelle del 2003 o 2015 per limitare fortemente le colture irrigue in Pianura Padana!
Insomma, il clima cambia anche le abitudini alimentari. Cucineremo cibi lontani dalla nostra tradizione e altri scompariranno?
La fornitura di cibo è ormai globalizzata e disponibile tutto l’anno, quindi non credo che il clima provochi rivoluzioni alimentari. Però molte colture tipiche potrebbero essere costrette a migrare in zone più favorevoli e verrebbero sostituite da altre più adattabili. Un esempio? Il 24 giugno 2015, san Giovanni, come da tradizione italiana ho raccolto le noci per il liquore nocino, dovevano avere ancora il guscio morbido, invece era già lignificato. La temperatura più alta ne anticipa la maturazione di una quindicina di giorni e ora si dovrà cambiare la tradizione, con raccolta verso il 10 giugno!