Tiziano Fratus è uomo radice, ma è anche scrittore, poeta, cercatore di alberi monumentali in giro per il mondo. Viaggia nella natura rivelandone valori e bellezza. Coltiva un orto e cura per La Stampa la rubrica ™Il cercatore di alberi”.
Tiziano, lei si definisce Homo radix. È forse questo un modo di prendere le distanze dall’Homo sapiens e ritrovare i cicli della natura?
Il concetto di Homo radix è sbocciato al mio incontro con le prime sequoie millenarie della mia vita, in un posto in California dove poesia, letteratura e natura si sono incontrate e ci hanno regalato opere di grande impatto emotivo come i romanzi di Jack Kerouac ed Henry Miller: Big Sur. In questo che è stato uno dei luoghi più remoti che ho visitato rispetto al mio territorio naturale, le Alpi italiane, si è formalizzato il concetto di Homo radix, che è anzitutto identità: ritrovarsi a casa propria ovunque nel mondo, non partendo dagli umani, bensì dai grandi alberi e dai boschi vetusti. Chi come me ha smarrito le proprie radici umane, familiari, e il contatto diretto con la terra che l’ha partorito, ad un certo punto deve riconoscere che ne ha bisogno e cerca di creare nuove vie, nuovi accessi alle radici della terra. Radici che sono concrete ma ancora di più simboliche.
Cercatore di alberi. A questo sta dedicando la sua vita. Cos’è, una missione, una filosofia, un’arte…
Una scelta e una passione.
L’hanno definita “cantastorie” dell’Italia rurale. Cosa pensa sia utile riscoprire in quel mondo così a lungo dimenticato?
Credo che in circolazione vi siano molti cantastorie, c’è chi lo fa con le parole scritte, chi con la parola che ha bisogno d’ossidazione – poeti, cantautori, teatranti – chi con la pittura, il disegno, il saggio, il giornalismo. Negli ultimi dieci anni molti autori hanno ricominciato a uscire di casa e dai salotti per incontrare la vera Italia, fatta di città e di campi, di tralicci e di opere ingegneristiche mostruose, di facce e di vernacoli. Il paesaggio ci ha richiamato: ha bussato alle nostre finestre e ci ha invitato a conoscerlo. Prima credevamo di conoscerlo, ma era un’idea. Oggi le idee nascono in parallelo, o in conseguenza dei passi che si muovono nel mondo là fuori.